Ciò in cui crediamo
La nostra Missione
- Prendersi cura del vivere e del morire come processi in continua evoluzione e cambiamento in cui accompagnamento, consapevolezza, presenza, accoglienza e accettazione sono le risorse valoriali alle quali crediamo sia importante attingere nel relazionarci con noi stessi e con gli altri;
- Promuovere una cultura che promuova una migliore qualità del vivere per i pazienti e le loro famiglie, come raccomandato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle più recenti normative nazionali;
- Contribuire alla creazione di orizzonti culturali più ampi sui temi del vivere e del morire
- Formare operatori sanitari e volontari che prestino il loro servizio alla cura della persona in fase avanzata di malattia e ai familiari in modo che tutti i bisogni, in particolare quelli spirituali, vengano ascoltati e compresi;
- Fornire personale volontario in grado di sostenere e accompagnare il nucleo familiare durante l’evoluzione della malattia sia a domicilio che presso strutture sanitarie;
- Creare opportunità, occasioni, incontri, pubblicazioni per chi desidera arricchire la propria ricerca interiore al fine di porgere sollievo e sostegno a chi ne abbia bisogno;
- Studiare e rendere noto ciò che nelle diverse religioni e nella laicità, è relativo al servizio “compassionevole” verso i morenti e le loro famiglie;
- Promuovere, favorire e partecipare a progetti di solidarietà verso coloro che si trovano in condizioni di sofferenza.
I nostri valori
Queste parole, che sono parte integrante del nostro logo, rappresentano, in modo emblematico, i valori in cui crediamo e che guidano le nostre azioni e scelte.
Le abbiamo pensate con un’amica, estrapolate da tanti bozzetti preparati a casa, mentre eravamo sedute al sole a Campo dei Fiori sotto la statua di Giordano Bruno, condividendo idee, valori, qualità che volevamo fossero ispiratrici dell’Associazione. Intenzioni di bene, per noi, per gli altri, che con gioia cercavamo di scegliere tra le varie possibili, che volevamo in qualche modo enfatizzare perché fossero sempre sotto gli occhi a ricordare non una meta di perfezione ma il modo dell’incontro, il paziente, gentile lavoro quotidiano nell’autenticità di ogni momento. La pazienza non è nominata, nemmeno la fiducia, le sentivamo implicite in ogni continuo ricominciare davanti alle difficoltà, nella chiusura e nelle contrazioni del cuore eppure presenti anche lì a fare casa, ad accogliere la vita nel suo continuo cambiare, nel suo altalenante fluire di colorate diversità.
Aprire il cuore che talvolta nemmeno ci accorgiamo che è chiuso e reattivo verso ciò che non ci piace, secondo la solita abitudine; e…. invece, inversione di tendenza é il tenere il cuore aperto, a che cosa? alle cose così come sono, alla verità delle cose come sono, aperti ad una verità com-presa, abbracciata, non rifiutata, semplicemente. Lo sentiamo come un fare spazio perché nulla sia respinto e per non indugiare nell’avversione del respingimento, per accettare che esistono anche le cose che non vorremmo (disagio, malattia, morte), per riconoscerle, permettere che siano , accoglierle come parte della vita così da essere in armonia anche col dolore e, nell’unità, fare casa, essere rifugio dalla paura. Lo sentiamo come unico modo per essere autentici, per avere cura di ogni essere (noi compresi), per includere ogni cosa del vivere, pensiero, atto, tempo, accadimento, persona ed essere uno, pienamente vivo.
I principi generali in cui crediamo si ispirano, inoltre, agli obiettivi della Legge 38/2010 in tema di Cure Palliative e Terapia del Dolore ed alle Carte dei diritti del morente, che:
- affermano la vita, e questo significa che il morente è persona fino all’ultimo istante ed ha diritto ad una vita confortevole e significativa in linea con i propri principi. Attraverso cure mediche si deve provvedere a controllare il dolore e gli altri sintomi. L’enfasi è quindi posta sulla qualità della vita;
- riconoscono che il morire è un evento naturale che non si deve accelerare o posporre. Non evocano l’eutanasia.
- riconoscono che l’essere addolorati è una risposta normale alla perdita e che l’aiuto per chi è nel dolore del lutto continua fino a quando è necessario;
- affermano che il prendersi cura deve essere dato a tutti, senza pregiudizio, rispettando le scelte di ognuno, le tradizioni e il credo spirituale;
- credono in una medicina olistica, ove gli aspetti fisici, sociali, psicologici, emozionali e spirituali delle persone hanno uguale importanza e devono essere trattati in accordo ai bisogni.
Il gruppo dei soci, uniti da un cammino interiore che si snoda in forme diverse, laiche o religiose, di credi differenti, con la comune disponibilità ad “essere insieme” e con le competenze della mente e del cuore ha, come base del servizio offerto, la comprensione fatta di discernimento non giudicante che si attua in momenti diversi:
- il riconoscimento di ciò che viene osservato (noi stessi, gli altri, le condizioni),
- la consapevolezza intuitiva, applicata alla persona e al contesto,
- la presenza mentale, momento per momento,
- la saggezza osservante,
elementi tutti, coltivati all’interno del personale cammino di consapevolezza, dai quali può scaturire la comprensione (il com-prendere, il capire e anche l’abbracciare che accoglie) della realtà di ciò che si osserva.